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Design ed elettronica al servizio di una nuova generazione di oggetti d'uso quotidiano

01 gennaio 2016 — 3 minuti di lettura

Sono docente di Visual e Web Design all’interno del corso di Laurea Triennale in Design della Comunicazione. Il mio ambito di ricerca è strettamente legato al Digital Design, ovvero a quelle discipline della comunicazione visiva che mettono al centro la sperimentazione digitale e l’esperienza utente. Mi occupo inoltre di Brand Identity in ambito sociale, con particolare attenzione ai temi di inclusione e gender gap, facendo parte del gruppo di ricerca DCXCG e del Centro Interuniversitario Culture di Genere.
Il mio approccio multidisciplinare al progetto caratterizza anche la Startup che ho fondato, applicando il Design dell’Interazione al mondo dell’Internet of Things.

Nell’ambito del Design la spinta all’autoimprenditorialità, pur connotata da profonde radici storiche in Italia, ha via via modificato la sua natura spostandosi verso forme innovative come quella delle start-up. Come è iniziata l’avventura di Thingk e quanto c’è del designer e quanto del ricercatore?

L’idea di Thingk nasce dalla contaminazione fra diverse discipline politecniche.

La coesione tra design, elettronica e informatica ha permesso di creare una serie di prodotti per la casa dall’aspetto essenziale che celano funzioni avanzate legate al mondo dell’Internet of Things. Per esempio una bilancia che nasconde il suo display sotto uno strato di legno e che può essere connessa a una APP per amplificare le sue funzioni.

Questa sperimentazione è nata grazie all’esperienza degli ultimi anni maturata attraverso progetti di ricerca e didattica legati al Design dell’Interazione e al mondo dei servizi digitali.

L’incontro con quattro professionisti dell’ambito informatico ed elettronico ha permesso di amplificare la visione progettuale condivisa, immaginando dei prodotti e degli scenari applicativi evoluti e contemporanei. Il team che si è formato ha dato vita a una prima esperienza di autoproduzione, testando le potenzialità del gruppo di lavoro sia sotto il profilo progettuale che produttivo così da portarci a definire un obiettivo imprenditoriale condiviso che potesse generare attività di ricerca e progetti sperimentali.

Da questi presupposti è stata fondata Thingk che, già nel nome, vuole sottolineare la crasi tra le parole Thing e Think descrivendo un’attitudine "smart" verso la progettazione di oggetti d'uso quotidiano.

Il mondo delle start-up è legato in massima parte al mondo delle app all’implementazione e fruizione dei servizi. Thingk è invece basata sull’ideazione e lo sviluppo di nuovi prodotti, questo aspetto come ha inciso sul processo?

Passare dai pixel agli atomi e, quindi, al phisical computing, è una tendenza ormai consolidata sia in ambito accademico che in quello professionale. Il mix tra design e tecnologia ha portato alla prima vera sfida di Thingk che è stata la promozione di una prima linea di prodotti attraverso una campagna di Crowdfunding sulla piattaforma americana Indiegogo.

Quell'esperienza è stata intensa, difficile ma anche molto stimolante rispetto alla definizione di nuove logiche di co-progettazione e user-research. Infatti il continuo contatto con i sostenitori del progetto ha innescato un rapporto umano e diretto con il nostro potenziale pubblico. Attraverso i feedback di questi early adopters, ci siamo resi conto di alcuni limiti dell'autoproduzione e dei difetti ancora presenti sull’oggetto ma anche del sostegno di numerosi utenti che sono rimasti affascinati da un'idea nata e sviluppata spontaneamente.

Oggi stiamo ingegnerizzando la versione industriale di un prodotto che ha subito sostanziali modifiche grazie a quel supporto. Un focus group di più di duecento utenti reali!

Intervista TIM@Design Week ↗


Quali tipologie di competenze hanno richiesto la creazione della start up e lo sviluppo prodotto?

La nostra idea si basa sull’innovazione legata agli aspetti di Design, Elettronica e Informatica, dove la Comunicazione ha svolto il ruolo centrale fin dalla creazione dell'identità visiva durante l'esperienza del Crowdfunding.

Ora stiamo strutturando una governance interna più solida sotto il punto di vista gestionale e produttivo. l’aver fondato la startup come spinoff del Politecnico di Milano ci consente di ricevere un supporto importante sia per il knowhow che per l’accesso a opportunità di ricerca e finanziamento, indispensabili per la nostra crescita.

Qual è (in un tweet?) la componente innovativa di questo progetto?

Thingk vuole ibridare discipline come Design e Ingegneria, al servizio di sperimentazioni su oggetti con cui interagiamo quotidianamente.



www.thingk.design ↗

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