Andrea Branzi
10 ottobre 2023 — 1 minuti di lettura
Ricordiamo l'Architetto e Designer Andrea Branzi attraverso le parole del Direttore del Dipartimento di Design Alessandro Deserti
Andrea è stato Professore Ordinario nel Dipartimento di Design e per diversi anni Presidente del Corso di Studi in Design degli Interni, cui ha dato una fondamentale impronta culturale, unica nel panorama internazionale.
Andrea è arrivato al Politecnico di Milano quando aveva già co-fondato e diretto la Domus Academy e nel mondo del design era già una figura di spicco a livello internazionale: un intellettuale capace di animare il dibattito con visioni avanzate e posizioni originali, inedite e fuori dal coro. Si tratta di un’attitudine che Andrea ha avuto fin dall’inizio della sua lunga carriera, a partire dalla costruzione del movimento “radical”, che si contrapponeva a quello che Andrea definiva l’altrettanto radicale conformismo sociale e culturale dei primi anni ’60.
Negli anni, Andrea ha saputo combinare in modo unico l’attività di designer con quella teorico, capace di elaborare pensiero critico sulla disciplina e di leggerne l’evoluzione storica e le prospettive di sviluppo in modo personale. In questo, è stato certamente un maestro, cui dobbiamo molto e il cui pensiero e intuizioni hanno orientato il nostro interesse verso alcuni temi e il modo in cui li affrontiamo. Per fare un solo esempio, penso a come Andrea abbia anticipato di molti anni l’interesse per le tematiche ambientali, che ha trattato stando a cavallo tra il mondo del design e quello dell’arte, da cui sapeva attingere uno sguardo acuto sulla società e uno spirito sempre critico, spesso provocatorio, che gli consentiva di osservare e interpretare molti fenomeni in modo nuovo e inedito.
Ricordo un’occasione in cui ero ospite a casa sua per discutere di un lavoro di ricerca che stavamo conducendo, e di come mi avesse mostrato diversi prodotti sviluppati per importanti aziende, sottolineando con un certo orgoglio e compiacimento quanto poco successo commerciale avessero avuto. Credo che per lui questa fosse la prova tangibile di quanto questi oggetti, in continuità con il suo pensiero critico, fossero dei piccoli manifesti destinati a inviare messaggi, piuttosto che prodotti seriali realizzati all’interno delle logiche dell’industria.
Alessandro Deserti